Un altro laboratorio, “La Scrittura matta“, si è concluso. E io sono ancora qui piuttosto frastornato, scosso da un ventaglio di emozioni difficile da decifrare. Cosa rimane quando un laboratorio di scrittura creativa giunge al termine? Almeno tre cose. Per quanto mi riguarda grandi come il Sole, allo stesso modo in grado di scaldare l’anima.
Il viaggio degli eroi
La gioia dei partecipanti è senza dubbio la più importante. Li vedo sorridere, li sento ridere, a volte avverto l’emotività prevalere sul resto. Giungono alla prima serata titubanti, con qualche (giustificabile) perplessità, perché in fondo non hanno mai partecipato a un’esperienza simile e non sanno cosa aspettarsi. Non mi conoscono. Non ci conosciamo. Potrebbe essere un’attività noiosa, addirittura una serata sprecata.
All’ultimo appuntamento, poi, interagiscono tra loro come se si conoscessero da una vita, mi rivolgono battute, leggono e sviscerano i loro scritti sotto ogni profilo; parlano delle difficoltà incontrate e di quello che invece è piaciuto di più. E non vorrebbero mai andare via, tanto che mi tocca azzardare un “Se vi va facciamo un ultimo esercizio”. Per la cronaca: nessuno si alza.
A quel punto io non devo fare altro che osservare in silenzio. L’unica concessione è, a mia volta, una smorfia divertita. Tutto ciò che sta nel mezzo tra il saluto iniziale e l’«arrivederci alla prossima» è la magia, il viaggio, il bello di questo mio lavoro. Perché lo sta diventando. E non potrei esserne più felice.
Una miniera d’oro
La seconda cosa a rimanere sono gli scritti prodotti. Una miniera d’oro al cui interno si può trovare di tutto: tempeste emotive, ricordi che affiorano, speranze malriposte e altre ancora in divenire, luci che all’improvviso si accendono e fanno realizzare che sì, quella tal cosa si potrebbe fare davvero. Spesso capita che un esercizio sia funzionale quasi quanto una seduta dall’analista. La differenza è che l’analista non c’è, non lo sono certo io; si è nudi di fronte al foglio bianco e ciò contribuisce a creare una dimensione in cui potersi ritrovare (o semplicemente perdersi, perché di quello si ha voglia/bisogno).
Capita sovente di sorprendermi quando ascolto gli elaborati dei partecipanti. In cinque minuti riescono a scrivere pagine complesse e intense, spesso veri e propri brani di narrativa ispirata, pungente, calda e soprattutto genuina. Non c’è tempo di rilettura e non è nemmeno opportuna. Gioco un po’ con le immagini e vedo il tutto come una sorta di prelievo del sangue: in quel momento sto prelevando loro una sorta di fluido esistenziale che insieme analizzeremo qualche istante più tardi. Quei testi li rappresentano, scorrono in loro. E loro “sono” quei testi.
Specchio di sé
Terza cosa: la consapevolezza. Chi partecipa agli incontri di creatività scrittoriale non mi offre soltanto qualcosa di proprio. Diventa inevitabilmente specchio. Attraverso loro, e quanto facciamo nelle due ore del martedì o del giovedì sera, io rivedo me stesso e tocco con mano l’efficacia della proposta cui ho lavorato; la sensatezza della decisione presa nel marzo del 2022, quando rinunciai a parte delle mie collaborazioni giornalistiche per avviare i laboratori di scrittura, un’attività che fosse in primis mia (a livello d’impresa), originale quanto bastava e che potesse consentire una “fusione” di intenti con i partecipanti. I quali non si limitano a essere miei clienti, no. Sono parte integrante del progetto e del singolo percorso: insieme si scrive e si costruisce una rete in cui ritrovare buona scrittura, testi divertenti e sognanti (ma anche crudi e cinici) e, last but non least, connessioni tra persone.
Mi sento realizzato e di questo non smetterò mai di ringraziarli. Ma ringrazio anche me, la mia cocciutaggine, il voler andare oltre i pareri negativi delle persone accanto quando si tratta di scegliere. Perché nessuno si assumerà mai il tuo rischio d’impresa, toccherà sempre a te. È la vita, bellezza. In particolare quando si tratta di saltare dal balcone di un palazzo all’altro. La gente ama la sicurezza e disincentiva il sogno (altrui). Sarai sempre tu a dover fare parkour esistenziale. E sono felice di affrontare il mio parkour. Per adesso non mi ha ucciso.