In tanti mi chiedono “ma cosa succede durante i laboratori di scrittura che conduci?” Potrei dire che si compie la magia, già. Ma verrei presto accusato di abusare di iperboli per pubblicizzare un mio prodotto. Allora lasciamo che siano gli esempi concreti a fornire la risposta.
Pesco dal ricchissimo mazzo dei cinque appuntamenti del laboratorio “Lecco e i suoi giganti” svoltosi tra settembre e ottobre. Argomento della serata, la poetessa Antonia Pozzi. Esercizio proposto: leggiamo insieme la sua poesia “Il cane sordo” (dopo un primo esercizio di riscaldamento propedeutico):
IL CANE SORDO
Sordo per il gran vento
che nel castello vola e grida
è divenuto il cane.
Sopra gli spalti – in lago
protesi – corre,
senza sussulti:
né il muschio sulle pietre
a grande altezza lo insidia,
né un tegolo rimosso.
Tanto chiusa e intera
è in lui la forza
da che non ha nome
più per nessuno
e va per una sua
segreta linea
libero.
(prosegue l’esercizio): Adesso giochiamo con la sfera sensoriale. In quel preciso momento descritto dalla Pozzi nella poesia, cosa sta vedendo il cane?
Quali odori avverte?
Sente qualcosa sul suo pelo? Sui baffi?
Sta mangiando?
Scriviamo un piccolo brano mettendo in risalto, fra le righe, i quattro sensi di cui è dotato.
Qualche elaborato proposto dai partecipanti
È come se fosse in una bolla, isolato dal mondo esterno, privo di nome, dal momento che non può udire nessuno chiamarlo, e quindi in qualche modo “solo” nel suo silenzio fragoroso. Lo riempie raccontandosi storie e generando fantasie, come quando vedendo un cappello volante e una grassa signora corrergli dietro immagina la donna urlare contro il vento che, come lui, sembra non sentirla, o come quando sentendo un buon profumo di rosa percepisce l’arrivo della primavera e immagina le rondini tornare.
“Chucky” il cane (qualcuno l’ha soprannominato così)
Chissà come mai i bipedi con quel pelo rado sulle zampe aprono sempre la bocca ma non guaiscono. Quella femmina che mi osserva da tempo, poi, è davvero strana. C’è odore di pioggia, dovrei andare, ma la ghiaia sul selciato mi indolenzisce le zampe. Penso rimarrò qui, il cibo che quell’altro bipede affacciato al castello sta consumando odora di buono, non vedo l’ora di addentarlo: magari rimendio un pasto dignitoso.
Sono solo alcuni esempi, attraverso i quali intuire in quale tipo di sensazioni ci si possa immergere durante i laboratori. Fino a sentirsene completamente bagnati e contaminati.
Questo esercizio sollecita la sfera sensoriale (la poesia è uno spunto formidabile). I partecipanti vivono ciascuno in maniera diversa il momento, quello in cui lo sguardo della poetessa incontra gli occhi del cane sordo: c’è chi lo descrive in terza persona, chi in prima immedesimandosi nell’animale stesso. La fantasia galoppa. La sfera emotiva si accende. Odori, sapori e colori diventano subito nitidi.
Quando scrivo che la “magia si compie”, intendo proprio questo. Sembra qualcosa di banale. E invece è semplicità complessa, qualcosa che si può tangere nell’aria. Un sorriso. Un altro e un altro ancora. È la potenza della scrittura. Creatività scrittoriale.