Sensazioni

Trasformare il dolore in oro: la lezione del (mio) 2022

“Sei cambiato?” Sì. Sono cambiato. Ho imparato a lasciare alle spalle. Mica facile, eh. Ma ho capito che a un certo punto devi andare avanti e aggredire il futuro per avere almeno un presente.

Adesso che la fine di un altro anno è alle spalle – questa convenzione che gli uomini si danno per cercare di disegnare margini a qualcosa che non ne ha, lo scorrere del tempo – sono libero di tracciare il solito consuntivo personale.

C’è talmente tanto, nel mio 2022, che non saprei da dove cominciare. Andiamo con ordine. Il dolore. Elemento imprescindibile per noi esseri umani, sia quando lo cerchiamo per motivi futili sia quando ne veniamo travolti senza averlo chiesto. Il dolore di quest’anno lo avrei volentieri evitato, vien da sé. Eppure c’è stato. Enorme e con la discreta compagnia dei suoi cuginetti, ansia e paura, che hanno scandito gran parte di questi dodici mesi.

Eppure, anche nel dolore, si possono trovare le risposte che cerchiamo da tempo. Sviluppare idee. Prendere la rincorsa per un bel tuffo nell’ignoto. La paura di perdere ciò che ami può farti fare follie, dicono. Beh, per certi versi è andata così.

Se da un lato il mio fisico non ha retto l’urto di questo dolore, presentandomi un conto salato che è ancora tutto da decifrare, la mente ha reagito in maniera più che positiva. Ha imparato a convivere con l’allegra combriccola degli spietati cuginetti, e a un certo punto – quando il contenitore dell’umana sopportazione si è saturato – ha buttato fuori la rivoluzione.

A marzo mi sono detto: “Basta! Ora o mai più”.

L’idea è stata semplice, per quanto complessa da realizzare: lascia una parte del tuo lavoro e lanciati in nuove avventure.

Sonde Voyager e spazi vitali

Spesso le situazioni migliori nascono così, figlie di pistole puntate alla tempia. Ho sempre amato il mestiere del giornalista, e in parte è ancora così, ma non mi ci (ri)specchio più come venti o dieci anni fa. Non ho più quel “sacro fuoco” di cui dibattevamo coi colleghi in gioventù, e il mondo non è solo cambiato, ha percorso una distanza da sonda Voyager 2… È lecito inseguire numeri, obiettivi, fatturati. Tutto giusto. Ma alla fine ho sentito il bisogno di qualcosa di veramente “mio”, in cui non ci fossero terze parti né richieste da soddisfare, uno spazio in cui poter essere completamente libero (professionista).

Così sono nati i laboratori di creatività scrittoriale, qualcosa da sempre nelle mie corde che ancora non era uscito a reclamare il suo spazio. Lì, in quel preciso istante, sono nati. Da un’idea abbozzata, un po’ fumosa, è sorta la proposta di creatività scrittoriale. Dapprima un paio di serate di “prova”, quindi una vera offerta ludico-culturale. Dico la verità: quasi nessuno ci credeva. Sarò sempre grato a una persona in particolare che mi ha spronato e aiutato a partire. Poi, però, ho acquisito fiducia e mi sono sentito sempre più a mio agio sulle mie sole gambe. Il fumo si è disperso e tutto è diventato sempre più nitido, un percorso lavorativo partito bene che sono intenzionato a far crescere nel corso del 2023, tanto da trasformarlo in un asset importante della mia attività professionale.

Sempre a marzo ho deciso di puntare molto su un progetto da videomaker in cui raccontare storie e personaggi particolari, degni di nota o da riportare in auge. Anche quello sta crescendo, anche quello nel 2023 dovrà compiere un ulteriore salto di qualità.

Il 2022, che in prosecuzione con il 2021 ha sancito la nascita di uno Stefano risoluto e determinato a spiccare il salto, ha anche visto il distacco di persone importanti. Che reputavo importanti. Per le quali pensavo di essere importante. La vita spesso propone snodi inaspettati: tutto sta nel cercare di non lasciarsi aggredire. Puoi rischiare di perdere qualcuno per motivi che non puoi contrastare, puoi perdere qualcuno per motivi molto più terreni in cui sei causa, concausa, conseguenza o chissà cosa.

In fondo si tratta solo di imparare a barcamenarsi in mezzo a tutto questo dolore, cavalcandolo come su una tavola da surf. È inutile cercare di attraversarlo sino alla fine, ormai so che non c’è una fine, non c’è un porto sicuro da raggiungere. Bisogna surfare. E non ho solo imparato a farlo. L’ho fatto bene. E allora buon anno e buon surf.

 

 

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