Momenti

Dylan Dog e la sua “madrina”: le mie quattro chiacchiere con Barbara Baraldi

Barbara Baraldi e Dylan Dog

A volte essere giornalista dà diritto a “privilegi” che in altre situazioni sarebbero preclusi. Un esempio? Raggiungere una persona famosa o che stimi. Mi è accaduto molte volte, e altre – se questa società in continua evoluzione lo permetterà ancora – capiterà. L’ultima in ordine temporale qualche settimana fa, quando ho avuto il piacere e l’onore di fare due chiacchiere con Barbara Baraldi, attuale curatrice di Dylan Dog.

Il mio fumetto preferito, che ho riscoperto da qualche anno dopo avere interrotto la lettura nei primi anni Duemila e avere venduto la collezione completa (mannaggia a me, la ricomprerò). È stato davvero piacevole, sia perché Barbara è una persona limpida, preparata e gentile, sia perché, per un vecchio fan dell’Old Boy come me, poter parlare di come nasce il fumetto che leggevi da ragazzo è un’emozione speciale.

Con Barbara Baraldi, su Today.it, abbiamo affrontato molti temi inerenti Dylan, il periodo che sta vivendo, le prospettive e come nascono le sue storie. Un’intervista decisamente tecnica, ma che in fondo lascia parlare il cuore. Come quando il discorso vira sul nostro amato Tiziano Sclavi.

La copertina del n° 1 “L’alba dei morti viventi” © Sergio Bonelli Editore

Qui si può leggere l’intervista completa

Queste parole, che riporto di seguito, mi hanno particolarmente colpito; anche perché sono un aspirante sceneggiatore di fumetti e alla stessa Baraldi nei mesi scorsi avevo inviato un paio di possibili soggetti per Dylan Dog, che sono stati letti con attenzione, seppure – per motivi diversi – non accettati. È stata lei stessa, però, a spingermi ad andare avanti e magari cimentarmi con una graphic novel, avendo intravisto “molta professionalità”.

“Dylan Dog è un fumetto corale”

“La pluralità di voci su Dylan è per me fondamentale – ha spiegato Barbara – Solo Tiziano possiede quel pluralismo di voci interiori in grado di rendere ogni sua storia memorabile. Ai ‘veterani’ della serie, ho scelto di affiancare esordienti assoluti. Ho aperto le selezioni valutando esclusivamente la forza della storia in sé. È stata una sfida impegnativa, perché il tempo dedicato alle valutazioni è cresciuto in maniera esponenziale. Ma sono determinata a intercettare storie che aspettano solo di essere raccontate e che rischierebbero di rimanere nel cassetto di qualcuno che non fa parte del circuito dei ‘professionisti del settore’. Cerco sguardi nuovi e inaspettati, prospettive inesplorate. Dopo l’approvazione, già in fase di discussione del soggetto, la storia viene calibrata in modo che sia coerente con il personaggio e la linea della testata. C’è poi un ulteriore lavoro di raffinazione in fase di revisione della storia disegnata. Per i disegni, vale lo stesso discorso: ci sono artisti ‘dylaniati’ fino alle ossa che aspettavano solo un’opportunità per mettersi alla prova e dare il loro contributo”.

Lascia un commento